1698/t-t
Residenza e progetto artistico ideato da Valeria Caflisch
Mostra a cura di Valentina Barbagallo e Philippe Clerc
Artisti in mostra:
Valeria Caflisch
Francesco Balsamo - Isabelle Pilloud
Marcella Barone - Christiane Hamacher
Gianluca Lombardo - Ivo Vonlanthen
Alessandra Schilirò - Primula Bosshard
22 ottobre 2022 - 20 dicembre 2022
«Un ibrido – spiega Valeria Caflisch, ideatrice del progetto residenziale ed espositivo 1689/t-t – è diverso dalla somma delle sue parti. La mia vita è un continuo vagare tra Catania, città dove sono nata e cresciuta, e Friburgo, città svizzera che mi ha adottata da adulta e dove oggi vivo e lavoro. A partire dalla ricerca della mia identità, mi sono interrogata su “come” poter mettere in relazione queste mie due “patrie”. È così che è iniziato il progetto di scambio tra i binomi 1698/t-t nome che sottolinea i 1698 km di distanza che separano una terra dall’altra. Oscillare tra identità culturali multiple significa anche convivere con un sé “parziale” teso costantemente alla ricerca di coerenza, unità ed equilibrio. 1698/t-t è un tentativo di riunire gli attori delle mie due identità e far fare loro esperienze “ibride” attraverso la loro collaborazione. Il fatto che entrambi i gruppi di artisti provengano dalla mia cerchia di amici più stretta e fidata è voluto poiché il progetto esige da ogni partecipante un’apertura e una disponibilità all’incontro dell’altro e all’incontro di un sé modificato dall’altro e dal contesto. L’idea della Matchingplattform come strumento d’incontro, una forma di art-tinder, ricorda l’idea di un gioco un po’ osé, ma ludico. In esso e attraverso la piattaforma ho esercitato il mio ruolo di “madre”, d’algoritmo che vede, regola e collega tutto. Non appena però sono stati svelati i binomi, le coppie hanno iniziato a lavorare in autonomia senza più relazionarsi alla piattaforma e agli altri artisti…». L’idea di esporre in due sedi diverse della Fondazione Brodbeck i lavori di Valeria Caflisch e quelli dei binomi vuole sottolineare anche fisicamente le riflessioni cui sono giunti a seguito di questi tre anni di lavoro.
Se la Caflisch si concentra su un’analisi della propria storia personale, ripercorrendo tappe familiari per lei importanti e volgendo il proprio sguardo verso l’interno, verso sé stessa; i binomi hanno fatto il percorso opposto. Le quattro coppie artistiche si sono aperte all’altro, dapprima con una corrispondenza anonima e mediata dalla piattaforma, poi con una conoscenza diretta e intima data dalla condivisione degli spazi domestici e lavorativi durante le due settimane di residenza in Svizzera e in Italia e poi intessendo e alimentando delle relazioni a distanza.
Tutti i binomi – Francesco Balsamo – Isabelle Pilloud; Marcella Barone – Christiane Hamacher; Gianluca Lombardo – Ivo Vonlanthen; Alessandra Schilirò – Primula Bosshard, senza aver concordato nulla a priori, hanno lavorato sull’idea di confine e di perimetro, creando ideali spazi privati e naturali ed improbabili ma, non per questo, meno poetiche sovrapposizioni temporali. Le coppie hanno lavorato liberamente. Se Francesco Balsamo e Isabelle Pilloud hanno prediletto il tempo e il segno del ricamo a quattro mani frutto di sovrapposizione di idee, impressioni e di luoghi domestici e paesaggi a loro cari, Marcella Barone e Christiane Hamacher si sono concentrate su alcuni elementi naturali – le pietre e il lago – che hanno reinterpretato singolarmente all’interno di un lavoro concepito sin dall’inizio come unico.
Gianluca Lombardo e Ivo Vonlanthen, invece, hanno creato uno spartito di vedute svizzere e di interni italiani da cui si evince la forza del loro naturale “sentire”, l’uno la vita dell’altro; Alessandra Schilirò e Primula Bosshard hanno realizzato dei “finti” e singolari ritratti di famiglia in cui le figure umane, in certi casi, sono presenti, in altri, solo accennate, in altri ancora, sostituita da oggetti personali.
La tematica identitaria su cui Valeria Caflisch, ha invitato a riflettere gli artisti, i curatori e anche studiosi di sociologia e antropologia culturale è centrale nella vita del singolo come in quella comunitaria. Le attuali vicende geo-politiche, su cui non ci soffermeremo in questa sede, riaprono un dibattito che, per sua stessa natura, non può trovare una risposta unica e univoca, alternando stati di attività a stati di quiescenza. La risposta a questo quesito corrisponderebbe con la cessazione del ragionamento, del cambiamento e dunque della vita stessa.
Parafrasando il poeta, tuttavia, riteniamo sia possibile incontrare l’altro solo dopo aver conosciuto noi stessi, altrimenti viziamo in partenza la relazione, negandogli piena autenticità. Ciò crediamo possa essere una via percorribile per avvicinarsi al tanto anelato equilibrio tra le molte parti del nostro Io.