Commonplace

Commonplace (Unitè d'habitation)

Paolo Parisi

a cura di Giovanni Iovane
29 maggio 2011 - 9 settembre 2011

Commonplace (Unitè d’habitation) è il titolo della mostra di Paolo Parisi che si aprirà al pubblico il 29 maggio 2011. L’esposizione coinvolgerà diversi spazi della Fondazione: due grandi capannoni e la palazzina che ospita gli uffici. Tutte le opere presenti in mostra sono state progettate e realizzate appositamente. Tuttavia, non si tratta della realizzazione di opere site specific, almeno secondo la consolidata e usurata prassi contemporanea. In linea con la decennale esperienza artistica di Parisi (testimoniata in ambito museale con le sue esposizioni personali al Lenbachhaus di Monaco e al Museo Pecci di Prato) è la natura del suo peculiare linguaggio pittorico a farsi spazio, sino ad assumere forma e volume architettonico.Il titolo della mostra, scelto dall’artista, riassume brillantemente questo procedimento (e insieme fatto compiuto) proprio delle opere di Parisi. Commonplace è una parola inglese dai diversi significati. Può riferirsi ad un brano rilevante, ad un passaggio scelto all’interno di un libro; ad un tema o luogo comune; e infine ad un luogo comune nel senso della sua piattezza o banalità. Inoltre, la parola common si riferisce ad ambienti (common room) nei quali i membri di una comunità hanno accesso comune e condiviso.Il linguaggio della pittura moderna e contemporanea è divenuto un commonplace, un luogo comune nel senso retorico del termine (Topica), quando gli artisti hanno deciso di abbandonare le cornici. Lo spazio pittorico divenne così non più separato dalla parete, ma parte di essa; un parte rilevante, un passo scelto che si apriva un suo proprio spazio originale.

L’utopia estetica di Mondrian proiettava concretamente il quadro nella città assumendo forme architettoniche che il modernismo americano (Alfred Barr) ha rinchiuso e protetto all’interno del white cube (un locus solus e non più communis).La pittura di Parisi riflette queste movimento, questo passo scelto verso l’esterno sia come presentazione stratificata dell’immagine che come progetto abitativo di uno spazio. Uno spazio di condivisione comune.Il titolo presenta anche una precisazione, tra parentesi, che richiama immediatamente alla memoria Le Corbusier e le sue Unité d’Habitation. La citazione tra parentesi è necessaria e rilevante sia per il lavoro di Parisi sia come fonte storica per ciò che riguarda il Movimento Moderno. Le “unità abitative” progettate da Le Corbusier erano il fondamento teorico e pratico di ciò che il grande architetto considerava delle “macchine per abitare”. In un certo senso, anche Parisi considera delle “macchine per abitare” sia una serie di sue opere pittoriche recenti che l’intero ambiente (common rooms) espositivo da lui realizzato negli spazi della Fondazione.Per ciò che riguarda le opere pittoriche intitolate “Unité d’habitation”, queste sono state realizzate mediante stratificazione di mani di colore, date ortogonalmente e che rappresentano la crescita perlivelli doppi degli edifici architettonici simbolo del modernismo (nei piani di Le Corbusier l’edificio doveva essere un sottomultiplo della città, con tutti i suoi spazi di servizio e di condivisione).

Nondimeno, il progetto pittorico-architettonico presente in questa serie di opere si amplia e si differenzia anche nella struttura del percorso espositivo inteso così sia come commonplace che materialmente ed in senso abitativo come common room.Un grande capannone della Fondazione si presenterà così saturo, con opere monocrome immerse in un luogo totalmente invaso dal colore. Un altro grande capannone sarà invece saturo di suono. Tale saturazione sonora è stata realizzata in collaborazione con Massimiliano Sapienza, aka Massimo (Catania 1975), che il pubblico dell’arte ha conosciuto per la partecipazione alla mostra “I moderni/The Moderns” al Castello di Rivoli nel 2003 oltre che per le numerose apparizioni sulla scena europea, dalla metà degli anni ’90.Infine, nella palazzina della Fondazione che ospita gli uffici e la foresteria, l’artista ha realizzato delle nuove opere di grande formato, del ciclo “Under the Bridge”, che presentano i tre più importanti fiumi siciliani (Salso, Platani e Simeto).

La mostra, realizzata all’interno del progetto espositivo “Fortino1”, curato da Helmut Friedel e Giovanni Iovane, sarà documentata da un catalogo e da una edizione di un cd sonoro (uscita prevista settembre 2011).