INDIGENATION
Il termine indigenato/indigenazione ha differenti accezioni. Una eterogeneità di ambiti e significati che trova radice comune nel tardo latino del XVI secolo, nell’era delle scoperte geografiche, quando si ritenne opportuno il conio di una nuova parola, un nesso di termini per indicare elementi generati–in luoghi specifici.
Il significato originario ruota intorno alla definizione di indigeno relativo sia di esseri umani (popolo antico; gli abitanti indigeni di una regione) che di specie animali o vegetali per i quali indica il processo autonomo di inserimento e adattamento di specie introdotte, volontariamente o meno, in ecosistemi appropriati ancorché estranei.
In un complesso processo di trasposizione di senso, nel diritto internazionale la terminologia indigenato/indigenazione designa quel sistema di diritti (i cosiddetti diritti umani) dei quali l’individuo sarebbe titolare rispetto a qualsiasi stato perché “essere umano” (per es., il diritto alla libertà, all’inviolabilità personale).
Nella storia contemporanea il lemma deriva dal francese indigénat con il quale nella Francia coloniale si indicava lo status legale dei nativi delle colonie. Tale accezione si pone in un’originale combinazione con un significato diffuso in quei paesi formatisi dopo un passato coloniale che indica il processo giuridico e culturale messo in atto dall’élites politiche locali per (ri)appropriarsi di elementi costitutivi (una lingua, una religione, un settore economico…) ritenute fondamentali per la nascita della nuova entità nazionale ma al contempo estranee alla locale tradizione culturale.
Oggi, di fronte all’incremento delle migrazioni di massa come distintivo fenomeno globale, l’espressione indigénat/indigenazione potrebbe forse aiutare a formulare o riformulare significati più consoni a comprendere processi di cui troppo spesso si disconosce la portata.
Indigenation è, dunque, un progetto espositivo che vuol contribuire ad una riflessione ampia su queste tematiche. L’allestimento di una ricerca fotografica, che va dal 2004 al 2014 che interroga il paesaggio della Sicilia come elemento di un preciso contesto geopolitico, spogliato di qualsiasi atavismo culturale. L’isola come snodo fondamentale per il traffico di materie prime e di esseri umani e per il controllo tecnologico e strategico della macro-regione mediterranea. Una mappatura fotografica del paesaggio siciliano e delle aree più interessate al fenomeno: Lampedusa, Portopalo, Vittoria, Mineo, il mare e l’Africa – di fronte, utili suggestioni per riflettere sul significato di “cittadinanza” nell’era della globalizzazione.
Pinella Di Gregorio
Indigenation è, infine, una mostra pensata come un luogo pubblico necessario all’acquisizione di informazioni e conoscenza critica del presente. Tra i contributi in quest’ambito, l’incontro con lo studioso di diritto comparato Gianluca Parolin, professore associato presso la Aga Khan University di Londra, organizzato nell’ambito del corso su Geopolitica del Mediterraneo: conflitti, politiche, migrazioni presso la Scuola Superiore dell’Università di Catania.